Reverse Charge: Che cos’è e cosa succede dal 1° Luglio 2022
Il Reverse Charge detto anche inversione contabile è un particolare metodo di applicazione dell’IVA.
Con questo meccanismo, il debitore dell'IVA è il cliente, anziché il soggetto che emette fattura. Può essere diviso in due categorie.
Interno: fatture emesse da imprese italiane. In questo caso la fattura può contenere sia prodotti in reverse charge sia con iva ordinaria.
Esterno: le fatture emesse da imprese estere (che non sono soggette all'iva).
Cosa succede in questo caso? La fattura del fornitore viene registrata aggiungendo l'IVA.
In entrambe le fatture contengono un importo di iva in reverse charge.
Non potendo essere detratta dal cliente, per il meccanismo di inversione contabile e di conseguenza deve essere compensata. La compensazione avviene registrando un’autofattura per lo stesso importo dell’IVA.
Ad. es. un fornitore italiano emette una fattura di 100€ così suddivisa: 40€ (IVA 8,80€) con reverse charge e 60€ (IVA 13,20€) con IVA ordinaria. La fattura del fornitore è di 122€ totali, il cui netto a pagare è solo 113,20€, perchè gli 8,80€ dell’iva del reverse charge non possono essere richiesti dal fornitore.
Nel registrare la fattura del fornitore, si presentano due problemi.
Il debito con il fornitore non è il totale della fattura
Non possiamo detrarre l’IVA in reverse charge
Ambedue i problemi si risolvono con l’emissione di un’autofattura di sola IVA di 8,80€ al fornitore.
Di conseguenza il debito con il fornitore scende a 113,20€, pari alla differenza tra la fattura (122€) e l’autofattura (8,80€). Riusciamo a detrarre solo 13,20€ di IVA pari alla differenza dell’IVA della fattura (22€) e dell’autofattura (8,80).
NB. Dal 1°Luglio 2022 le fatture da estero dovranno essere inviate all'Agenzia delle Entrate, al fine di regolare i rapporti tra lo Stato italiano e gli altri paesi.
Per fortuna tutto questo complesso meccanismo è gestito automaticamente dal software Zeroincombenze®!